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Vittorino Andreoli: «La ragazza ha subito un omicidio psichico. I social? Una disgrazia»

Vittorino Andreoli: «La ragazza ha subito un omicidio psichico. I social? Una disgrazia»

Fonte: corriere.it

23 agosto 2023 | Andrea Pasqualetto

Lo psichiatra: «Se quei giovani avessero avuto il telefonino rotto non avrebbero fatto nulla». Poi aggiunge: «Uso aberrante dei social. Sono una disgrazia permessa dallo Stato, andrebbero cancellati. Stiamo regredendo verso la barbarie»

Professor Vittorino Andreoli, succede tutto sui social: un diluvio di giudizi, gruppi di Telegram a caccia del video dello stupro, le dichiarazioni di un ragazzo indagato comparse in Rete prima che parlasse con il giudice, fake news... Quali sono i rischi?
«Il rischio è che ci sia un tribunale dove al posto dell’accusa c’è il partito A, al posto della difesa il partito B e dove entrano tutte le parti di un processo pubblico celebrato fuori dalle sedi proprie e quindi privo di garanzie. Io che ho fatto per anni il perito del tribunale ora servirei a poco perché ci sono psichiatri che dicono già cosa pensano, analisti che esaminano e concludono. Si sta facendo un processo del popolo in nome del popolo, insomma. E questo è gravissimo perché non è giustizia. Certo, finora quella vera non ha funzionato molto ma cancellarla ci porta al caos. E in questo disastro è centrale il linguaggio delle immagini».

In che senso?
«È il solo linguaggio che comprendono tutti perché alle parole si crede sempre meno. Per questo mondo perfino il reato esiste in quanto fotografato, ripreso. Diventa pure un gesto eroico e il video, questo video, è il bottino della serata, lo scalpo dell’indiano, il corno del cervo».

Cosa succede a una ragazza che subisce la violenza, e che, come in questo caso, rischia di essere identificata per la morbosità della Rete?
«Ognuno di noi ha un corpo, una psiche e una dimensione sociale. La vittima ha subito innanzitutto un omicidio psichico. Non sarà più come le altre, è stata abusata, ridotta a uno straccio. Le parole che hanno usato i ragazzi hanno colpito il suo io. Poi ha subito un omicidio sociale, è diventata socialmente impura. Qui è inutile guardare il codice penale come fanno i procuratori. La sola metafora possibile per capire cosa ha subito è l’omicidio, hanno sparato alla sua psiche ed è stata colpita sul piano sociale e su quello di genere».

Com’è possibile che questi sette ragazzi non abbiano pensato alle conseguenze di una simile violenza?
«È il nuovo fenomeno criminologico. Succede che chi commette un reato anche gravissimo vuole colpevolizzarsi diffondendone le prove. La polizia dice che non è mai stato così facile trovare i responsabili. Un tempo il criminale aveva il problema di non lasciare tracce. Il delitto perfetto era quello di chi studia alla perfezione l’esecuzione. Oggi è esattamente il contrario, io lo faccio ma mi riprendete. Mi creda, se questi ragazzi avessero avuto il telefonino fuori uso non l’avrebbero fatto... Lei crede che i sette “eroi” abbiano subito un contraccolpo psicologico? Ma nemmeno per sogno. C’è già peraltro chi dice, ma no, è colpa della ragazza, era consenziente. Per qualcuno non sono nemmeno colpevoli, responsabile è la società».

C’è comunque chi si è scusato e ha riconosciuto l’errore
«Ma gliel’avrà chiesto la madre o l’avvocato di dirlo. Per un sincero pentimento servono anni».

È il fallimento dei genitori?
«Genitori si è, madri e padri si diventa. Ormai esistono molti genitori ma pochi padri e poche madri. Esserlo significa stare con i figli per poter insegnare attraverso l’esempio. In una società che corre, che non ha più principi, come si fa a essere padri e madri?».

Qual è il punto di caduta di questa irruzione social?
«Un grande italiano che era Giambattista Vico diceva che il percorso della storia va dalla barbarie fino alla civiltà. La civiltà non fa parte del dna, è una faticosa costruzione che porta a dominare gli istinti, la forza,il potere, il denaro, i muscoli. Ma tutto questo va insegnato e in questo momento succede poco. Quindi stiamo regredendo e, se si va avanti così, diventeremo sempre più incivili. Se per esempio so che una ragazza mi dirà di no, sai che faccio, la prendo in gruppo, la porto fuori, la faccio bere e via».

Cosa pensa dei social?
«I social sono una disgrazia permessa dallo Stato che arricchisce solo i pochi che la governano. Non condanno lo strumento che può essere molto utile ma l’uso aberrante che se ne fa e che allontana i giovani dalle cose concrete per vivere il virtuale. Stanno rovinando la società portandoli a pensare che tutto ha senso solo se entra nei social. Penso che siano il più grande fattore di patologia mentale di quest’epoca».

Soluzioni?
«Andrebbero tolti».

Un po’ difficile, non crede?
«Basterebbe solo che lo Stato lo volesse ma siccome c’è dietro il denaro, non lo si fa. E così finirà che un giorno ci ritroveremo anche lo stupro come tema di qualche pubblicità social».