«Siamo regrediti e tornati selvaggi». Andreoli: ecco perché tanta ferocia
Fonte: Il Resto del Carlino
8 novembre 2021 | Riccardo Janello
Lo psichiatra e l'impennata di aggressioni: la ragione è stata sostituita con l'istinto e reagiamo subito «Il Covid ha riportato la conflittualità dentro le case, così rischiamo di perdere la nostra civiltà»
Professor Vittorino Andreoli, il mondo è sempre più violento...
«E selvaggio, l'umanità sta re-gredendo velocemente a uno stato primitivo», risponde secco lo psichiatra, farmacologo, accademico e scrittore veronese, 81 anni ma un cipiglio che non sente età. A lui chiediamo che cosa accade in questa società color rosso sangue.
Un decadimento preoccupante?
«Se proseguiamo così in tempi brevi rischiamo di perdere una civilizzazione millenaria. Giambattista Vico parlava dell'evoluzione verso la civiltà col dominio della ragione e dell'intelligenza, necessaria per affrontare i temi nuovi che l'uomo si trovava di fronte. Ma l'intelligenza non è istinto, deve essere insegnata da una generazione all'altra sennò regredisce. Noi stiamo tornando verso l'essere selvaggio».
Come mai?
«Abbiamo sostituito più o meno automaticamente la ragione con l'istinto, che dà pulsioni meno controllabili. La lotta ha sostituito ciò che la ragione insegna, ovvero la critica, per appianare un dissidio. E così la nostra specie ha riscoperto la violenza».
Se usato male, il web è un demone. Ci fa diventare delle bestie, bombe cariche di rabbia.
Quali ne sono stati i motivi scatenanti?
«Almeno due. Il primo l'eccesso di informazione. Internet dà una quantità di nozioni flash che il cervello non riesce più a elaborare. La mente non discerne fra giusto e sbagliato e quindi prende una via che non è quella della ragione, ma quella dello stimolo più immediato ma più violento. Il secondo è la paura».
Abbiamo paura e quindi reagiamo senza pensare?
«Esatto. Il sistema di civilizzazione ci aiutava a vincere la paura facendoci riconoscere un ostacolo e prevedere come affrontarlo. Adesso non elaboriamo e quindi torniamo agli istinti: o scappare o resistere. O la fuga o la violenza. E addio strategia».
Una lotta per la sopravvivenza, quindi?
«Ma non solo per chi provoca un incidente stradale, ma anche nelle famiglie dove sono esplosi due virus assieme. Uno appunto la violenza e uno il Covid. Quest'ultimo ha riportato la conflittualità nelle case, fra chi si comporta bene e chi non; ha diviso di nuovo genitori e figli. C'è un aumento del 30% di adolescenti che si sono uccisi o hanno tentato di farlo. Si è scatenata una guerra per l'esistenza. Chi non vuole combattere fugge, ma anche chi lo fa, pensiamo ai no vax o ai no green pass, non risolve nulla».
Non abbiamo neppure più paura di noi stessi?
«Della nostra morte? In realtà nessuno tiene conto che questo atto possa accadere. Anzi semmai il contrario. lo scrissi più di venti anni fa 'Voglia d'ammazzare': anche Freud almeno una volta nella vita ha sentito forte il desiderio di ammazzare anche senza un motivo per farlo, un po' la tematica della verà libertà di Dostoevski. Ebbene, quelle foreste della mente ora sono le nostre strade dove scaricare rabbia è la cosa che preme di più».
Lei ha parlato di Internet: è davvero il demone?
«Se usato male sì. Sul web in dieci minuti si costruisce un esercito o si organizza un rave party: ci troviamo e picchiamo. Stimoliamo istinto e pulsione a realizzarsi e diventiamo bestie, bombe cariche di rabbia».
C'è anche una motivazione sociale?
«Certo, anche questa dipendente in un certo modo dal virus che ci stringe: la regressione dovuta all'impoverimento economico che non siamo capaci di accettare. E' difficile riuscire a rinunciare a cose che potevamo avere».
Che cosa ci può salvare?
«Il lume della ragione, messaggi positivi e chiari. O ritorniamo a una razionalità critica oppure andiamo verso il fideismo peggiore. Bisogna non continuare a fomentare la lotta, non spiegare che l'occhio per occhio è la scelta giusta, ma fare capire che la stupidità contagia. Come i dinosauri anche le civiltà finiscono, lo sappiamo. Ma io nonostante l'età ho ancora una voglia di vivere enorme. Cerchiamo di dare la prima speranza: che questo virus lo sconfiggiamo e che la paura non deve più attanagliare e perseguitare i deboli che possono reagire in modo drammatico».
Non abbiamo più paura della morte. Nessuno tiene che questa possa irrompere nella vita.