Noi, e la rabbia divenuta frustrazione, siamo il principale problema del nostro tempo

Fonte: ilsuperuovo.it

30 novembre 2018 | Serena Vitale

Frustrazione, paura e rabbia. Secondo il celebre psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli, la nostra società è piena di tutto questo. In una parola? Distruttivo, il nostro tempo è distruttivo. Ma cosa c’entra la stupidità?

Andreoli sceglie l’esilio

Nel suo ultimo romanzo, che lo psichiatra definisce sia saggio che romanzo, si racchiude tutta l’idea che l’autore ha del nostro tempo. “Il silenzio delle pietre”, presentato al Salone del Libro di Torino, è ambientato nel 2028 e narra la storia di un uomo che prende una scelta drastica: l’esilio. “Il mio protagonista – racconta Andreoli – scappa da tutto. Scappa dai rumori, da internet, dal mondo virtuale che spaventa e occupa il tempo, impedendo di pensare. Scappa in un luogo in cui l’uomo ancora non c’è. Sceglie una baia meravigliosa, nella natura, per scampare a questa nostra società di frustrati“.

Nel futuro narrato da Andreoli, infatti, l’uomo non è più libero di scegliere, e l’opzione dell’esilio appare come benedetta. La frustrazione della nostra realtà è, per Andreoli, dovuta da una sensazione frequente di insicurezza e paura, dettata da un sentimento di non appartenenza al proprio ambiente. La frustrazione, divenendo rabbia, porta alla “voglia di spaccare tutto”, e quindi, alla distruttività. Al contrario della violenza, la distruttività coinvolge anche se stessi, come in molte tragedie familiari della cronaca attuale. Anche nella politica – oggi – il desiderio di guerra, e quindi di distruttività, è forte. L’autore ne è dunque convito, la distruttività è la caratteristica principale della nostra contemporaneità.

L’homo stupidus stupidus stupidus

Dopo il periodo dei lumi, della ragione e grandi ideologie, siamo adesso nel “periodo della stupidità”. Ma perché, Andreoli afferma una cosa del genere? A governare è l’irrazionalità, è l’assurdo. Il senso dell’etica sembra svanito. Questa stupidità, fa regredire l’uomo da sapiens sapiens ad homo pulsionale. Infatti, lo psichiatra afferma che ognuno pensa a se stesso, nessuno pensa che siamo anche un Paese. Questo banale egoismo è la stupidità. “Se oggi uno non è stupidus in questa società non può vivere”, confessa Andreoli, perché non si può essere felici se ogni giorno si vedono persone che soffrono. Nel potere, poi, si concentra la stupidità del nostro tempo. Un potere ridotto ad un “posso, quindi faccio, e faccio perché posso”, ad un agire fatto dunque di pulsionalità, dove la riflessione sembra sopita. Ed è anche il mondo virtuale, secondo Andreoli, ad impedire di pensare.

La soluzione che propone lo psichiatra, è la stessa che nel suo romanzo sceglie per il protagonista: l’esilio. Il protagonista va via, in un posto bellissimo dove l’uomo non esiste, dove la Genesi si è fermata al quinto giorno. Viene da chiedersi se, dunque, non sia un modo velato di dire che una soluzione non c’è, e che forse si può cercare solo nella nostra mente, in una storia fantastica ed ideale.

Cos’è la frustrazione?

La frustrazione, è uno stato psicologico riferito ad un senso di mancato soddisfacimento di qualche bisogno o, anche, desiderio. L’impedimento nel raggiungimento di un bisogno, può avere cause ambientali, sociali o endogene. Se nel caso di frustrazione ambientale, la carenza o mancanza di qualche bisogno primario (cibo, riparo, soldi) sono il problema di fondo, nella frustrazione sociale la situazione si fa più complessa. Le cause sociali possono essere infatti riferite a interazioni sociali problematiche, a volte, pericolose o stressanti. Il discorso diventa ancora più difficile, nel caso delle cause endogene. Queste, sono intestine alla persona. Il soggetto, può avvertire conflitti interiori tra bisogni che appaiono come opposti, eppure, entrambi necessari.

Uno studio di John Dollard, ha evidenziato che, dietro un comportamento aggressivo, vi è sempre una condizione di frustrazione. Anche il Dott. Andreoli, parlando di violenza sulle donne, rimarca la presenza di frustrazione alla base del gesto. L’uomo, tornato ad homo pulsionale, torna a vedere la donna come preda, e governato da una rabbia che è divenuta frustrazione, aggredisce.

Si diventa frustrati per bisogni emotivi insoddisfatti. Un genitore anaffettivo, critico, ansioso, assente, non riuscirà a far sentire un figlio amato, protetto o accettato. La negazione di elementi tanto importanti, creerà nell’individuo rabbia per ciò che non ha avuto. E non sempre la rabbia apparirà palesemente, potrà anzi essere spesso celata dietro un atteggiamento passivo, intriso di negazione dei propri bisogni, che giustamente, arrecherà rabbia nel profondo dell’individuo. In realtà, sebbene la soluzione del Dott. Andreoli possa apparire allettante – e anche drastica – un’altra buona soluzione alla frustrazione è rappresentata dall’assertività. Attraverso una giusta interazione con l’altro, si possono infatti esprimere emozioni e bisogni, riuscendo a rispettare l’altro e a ricevere al contempo rispetto. E’, probabilmente, proprio il ritrovare rispetto e accettazione da parte degli altri, un valido compromesso capace di placare l’insoddisfazione remota di bisogni emotivi mai colmati.