"Tempi di irrazionalità, distruttività e uomo forte, perché stiamo perdendo i legami affettivi"

Fonte: huffingtonpost.it
9 febbraio 2025 | Adriano Bonafede
Intervista allo psichiatra, autore di “L’Ira Funesta” (Solferino): "Si prospetta una crisi di civiltà, forse la sua agonia. La perdita della consistenza logica del pensiero è andata di pari passo con la perdita delle relazioni che tengono assieme gli esseri umani, così importanti per vincere la paura e fare progetti. E c’è un crescente distacco dal mondo reale"
Siamo di fronte a una crisidella nostra civiltà. Forse alla sua agonia'. Sono insolitamente forti le parole usate da Vittorino Andreoli, psichiatra di fama internazionale, a proposito dell'attuale momento storico. Il suo ultimo libro, 'L'Ira Funesta', uscito neigiorni scorsi edito daSolferino, indaga sulleragioni della distruttività del mondo contemporaneo. 'Ira, rabbia, aggressività, violenza, distruttività - scrive Andreoli - sono le forme del comportamento 'contro', in un mondo che sembra dominato dall'inimicizia e dal pericolo di subire un danno fisico e psichico'. Si può far qualcosa per invertire questo trend? Andreoli lo spiega in questa intervista.
Professor Andreoli, il mondo contemporaneo sembra dominato da una crescente irrazionalità e dal pensiero magico che pensavamo fosse un retaggio del Medioevo e del passato ingenerale. Basta pensare alle più svariate credenze: che i vaccini siano un pericolo, che il mondo sia piatto, che ci siano continuamente misteriosi complotti che guiderebbero le nostre esistenze. Che ne pensa?
Non possiamo certo dire che questo momento storico si caratterizzi per l'uso di una logica razionale. Ma ancora più della mancanza di un pensiero razionale mi colpisce la mancanza di coerenza dei soggetti che intervengono nella vita pubblica (ma ciò vale anche per quella privata), i quali oggi dicono una cosa, domani un'altra completamente diversa e dopodomani un'altraa ncora.
Secondo lei com'è successo che siamo entrati a poco a poco in una nuova era di irrazionalità e di distruttività? Quali ne sono le più profonde ragioni?
Premetto che più che dei fenomeni sociali io mi occupo dei singoli e quindi posso dire cosa è cambiatoin questi anni e cosa ha favorito questa deriva irrazionale. Certamente abbiamo visto una progressiva perdita dei legami, delle relazioni che tengono assieme gli esseri umani. Ad esempio, il rapporto tra genitori e figli è saltato, non si parlano quasi più: un adolescente passa 4-5 ore a scuola e altre 4-5 sul cellulare. Nel frattempo non c'è più alcun legame con le religioni: fino a venti-trent'anni fa andava in chiesa il 90% delle famiglie, oggi siamo scesi a 10-15%. Il distacco dalle religioni non può però essere considerato un male di per sé, ma una naturale evoluzione o una scelta...Non lo discuto, ma io colgo il fatto che è venuto a mancare un legame importante che arricchiva le persone e forse le aiutava a dare un senso alla loro vita. Poi pensiamo al matrimonio: oggi non ci si sposa più oppure ci si lascia facilmente dopo essersi maritati. Per non parlare dei figli: oggi non si fanno più. Viene a mancare il principio dell'accoglienza dei bambini. Uno degli imperativi di Darwin era la conservazione della specie, ma oggi si preferiscono i cani e altri animali da compagnia. Lo sa che in Italia ci sono nelle famiglie 11 milioni di cani, regolarmente denunciati, la metà di quelli che probabilmente esistono nelle nostre case?
E tutto questo produce una crisi di civiltà e la fuga verso forme di pensiero irrazionali?
Si prospetta una crisi di civiltà,forse la sua agonia, ma non tanto perché si sia affievolita la razionalità in sé quanto perché c'è un allentamento dei legami familiari e di coesione sociale. Anche la lingua italiana è diventata meno importante: si mandano i giovani a studiare all'estero, dove si parla l'inglese, la lingua madre è secondaria. Negli anni Sessanta e Settanta si diceva ai giovani di avere un'apertura verso il mondo ma si partiva da quei legami affettivi e sociali anche del paesetto che oggi sono saltati. La perdita della consistenza logica del pensiero è andata di pari passo con la perdita dei legami affettivi, così importanti per vincere la paura e fare progetti. E c'è un crescente distacco dal mondo reale.
Distacco dal mondo reale?
Sì, ormai i giovani, con Internet, vivono immersi nei mondi virtuali. Si sono create fughe dal mondo concreto verso quelli che non esistono. Il mondo non si sa neppure più quale sia. Per un adolescente questa situazione crea incertezza. Lei parla di civiltà, non di società.
Perché?
La civiltà si distingue dalla società perché fondata su principi primi, che non sono storici, mentre le società si regolano sulle leggi emanate dagli uomini. I principi sono il rispetto per l'altro, il senso della morte che deve far necessariamente parte del nostro bagaglio interiore (mentre oggi viene negata, come se non ci fosse), l'idea della trascendenza con cui tutti devono fare i conti e anche l'idea della libertà comune.
Perché così tanta gente è dominata dall'idea dei complotti?
Il complottismo si può leggere come una fantasia, un errore di giudizio ma anche come paura dell'abbandono, paura di rimanere soli. Insisto: il più grande cambiamento che abbiamo vissuto è quello della condizione affettiva. Un'altra cosa. Io ho vissuto seppur da adolescente il Sessantotto, dove la parola d'ordine principale era la ricerca di maggiori libertà rispetto a una società strutturalmente rigida e perbenista.
Perché oggi molti giovani sono conquistati invece da idee autoritarie?
La scelta autoritaria è un errore rispetto alla logica democratica ma più che alla ragione può in questo caso riferirsi alla paura. E così arriva un uomo forte con cui mi identifico e che mi dà sicurezza. E spesso quest'uomo forte è anche il ricco.
Nel suo libro parla di aumento delle forme di distruttività. Da cosa dipende?
Nascono anche qui dalla mancanza di una capacità di rapportarsi agli altri. Quando aumenta il senso di frustrazione, di non essere capiti, di trovarsi in un ambiente dove non siamo considerati, accettati, cresce la distruttività. La vera crisi di questa civiltà è che manca il senso di partecipazione, di cooperazione e quindi tutto diventa lotta. E se io incontro uno straniero o uno diverso da me diventa un nemico, uno che vuole farmi del male. Per questo talvolta posso anche ucciderlo. Oggi l'ammazzare qualcuno è spesso considerato un gesto titanico: il bullo che uccide il debole ha l'impressione di dominare l'altro.
Trump rappresenta bene questa civiltà in declino?
In passato ho vissuto molti anni negli Stati Uniti, a New York alla Cornell University e poi a Boston ad Harvard. A fine anni Sessanta la ricerca scientifica era importante, oggi non è più così, la ricerca è finita. L'America non rappresenta più una civiltà ma una società del denaro (e chi ha il denaro fa le leggi, sosteneva Nietzsche). Ho conosciuto negli Usa grandi persone, oggi prevalgono i fantocci del denaro.
Professor Andreoli, la sua visione è sconsolante. Che possiamo fare per contrastare questa tendenza all'agonia della nostra civiltà?
Io non mi occupo di società ma di individui. Io credo nell'uomo e nell'animale uomo. Che è capace di fare del bene, di esprimere l'amore, di avere pietas. Ho potuto constatare che l'uomo singolo può cambiare in pochi minuti a seconda d ichi incontra, e a volte gli basta un sorriso e un reale interesse per la sua sorte. Andavo a trovare, su incarico della magistratura, ragazzi che avevano ucciso la madre o commesso altri orribili crimini e ho visto che potevano cambiare. L'uomo può cambiare, è un animale straordinario e può passare dal male al bene in un solo giorno. Vedo la possibilitàche questo cambiamento divisione possa moltiplicarsi, così come si osservano piccole comunità in cui il rispetto umano esiste ed è possibile che si estenda sempre di più, mostrando che il bene soddisfa chi lo riceve e chi lo fa. E in questo modo immagino, e forse sogno, una società che si modifica dal basso. Un messaggio di speranza.
Ma, torno a chiederle, concretamente che possiamo fare?
Consideriamo che quanto più il potere dei 10-20 più ricchi al mondo diventa pervasivo, tanto più si restringono le nostre possibilità. Noam Chomsky li ha definiti 'i padroni dell'umanità'. Non credo che ci sia un governo che possa cambiare la società ma occorre proprio un mutamento della percezione e delle relazioni affettive raggiungendo la consapevolezza che fare il bene gratifica non soltanto chi lo riceve ma anche chi lo fa. Mentre il male porta alla distruzione. Bisogna ricreare, partendo dal singolo, quell'insieme di comunità in cui prevalga non la lotta ma la cooperazione.
E la politica?
Io credo profondamente nella democrazia. La democrazia bussa alla porta, gli autoritarismi abbattono le porte.