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“Educare è diventato impossibile”, Vittorino Andreoli: “I nostri ragazzi vivono in un eterno presente senza futuro, sono degli orfani emotivi”

Fonte: Orizzontescuola.it

11 giugno 2025 | Andrea Carlino

“Educare non significa trasmettere informazioni, ma costruire relazioni autentiche”. Con queste parole Vittorino Andreoli, psichiatra e membro della New York Academy of Sciences, torna a interrogarsi sul ruolo cruciale dell’educazione nel suo libro “L’Educazione (im)possibile – orientarsi in una società senza padri”.

Un grido d’allarme che risuona nelle aule scolastiche, dove migliaia di docenti si confrontano quotidianamente con una generazione che vive immersa in un eterno presente.

La relazione docente-studente come ancora di salvezza.

Secondo Andreoli, l’insegnante deve trasformarsi in un punto di riferimento autorevole, capace di andare oltre la semplice trasmissione del sapere. “Non si tratta solo di affetto, quello appartiene alla famiglia“, spiega lo psichiatra “ma di un legame basato su fiducia, coerenza e capacità di ascolto“. Il docente diventa così un modello da seguire, costruendo un ambiente dove il sapere nasce dal rapporto quotidiano con gli studenti. Una sfida complessa in una società che ha cancellato i desideri e il futuro dei giovani, sostituendo l’essere con l’apparire e l’avere.

Adolescenti senza bussola in una società senza padri.

L’analisi di Andreoli fotografa una realtà drammatica: adolescenti che crescono in una società incapace di offrire prospettive future, dove gli eccessi comportamentali diventano moda e i modelli di bellezza spingono verso una perfezione che cancella il valore interiore. “Internet, pur essendo utilissimo, spesso disancora i giovani dalla realtà“, osserva lo psichiatra, evidenziando come sentimenti e sessualità vengano sviliti e vissuti come puro consumismo. In questo scenario, la scuola diventa l’ultimo baluardo per ricreare quei legami affettivi indispensabili alla formazione della coscienza e della consapevolezza di sé nel mondo.

La melodia dell’educazione: un’orchestra da ricomporre.

Andreoli non offre soluzioni facili né percorsi predefiniti, ma invita a superare gli stereotipi per “creare una melodia fatta dal suono di tanti singoli strumenti“: padri, figli, insegnanti che, solo se armonizzati, possono dar vita a una grande orchestra educativa. Una sfida che richiede agli educatori di mettersi in gioco quotidianamente, diventando testimoni credibili in una società che ha smarrito i suoi riferimenti valoriali.