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«Il Papa vede i nuovi eroi di oggi: si battono per la sopravvivenza»

«Il Papa vede i nuovi eroi di oggi: si battono per la sopravvivenza»

Fonte: L'Arena

27 Dicembre 2021 | Maurizio Battista

Per due anni gli eroi della pandemia sono stati giustamente i sanitari, infermieri e medici, i lavoratori dei servizi essenziali, coloro che hanno mandato avanti il paese durante il lockdown.

Due anni dopo è ancora così? La riflessione arriva dal messaggio che il Papa dopo l'incontro in Vaticano con il direttore Massimo Mamoli ha rivolto ai veronesi attraverso L'Arena il 24 dicembre scorso nel quale fa riferimento all'eroicità di ogni giorno, a chi deve fare i conti e lotta quotidianamente con le difficoltà imposte dalla pandemia. Eroi che per lo psichiatra Vittorino Andreoli «sono i Nessuno che ogni giorno combattono per la sopravvivenza».

Professor Andreoli, che cosa l'ha colpita del messaggio che il Papa ha rivolto ai veronesi e nel quale sottolinea la fraternità, il senso di comunità, la laicità inclusiva e l'eroicità di chi non si arrende?
Mi ha colpito l'umiltà del Papa, bellissima parola la cui etimologia deriva da humus, terra, che è cosa ben diversa dalla modestia. La modestia è l'atteggiamento psicologico di chi sa di essere importante ma si atteggia ad un livello minore. Che il Papa ringrazi i veronesi e chieda di pregare e, avere pensieri buoni per lui, è un passaggio bellissimo che dà il senso di umiltà. E questo è già un grande insegnamento per tutti noi veronesi che spesso ci teniamo a mostrarci oltre quello che siamo. Umiltà che è tipica dei saggi e che in questo periodo storico manca completamente.

Infatti viviamo una fase dominata non certo dalla saggezza, ma dalla paura, no?
Certo. Ma la paura non promuove l'umiltà. Di fronte alla paura ci sono due risposte: uno è la fuga, scappare. L'altro è attaccare, quindi l'aggressività. E infatti vediamo che da un lato c'è molta rabbia, dall'altro c'è l'isolamento, si evitano gli altri: dobbiamo tenere le distanze, torna il "Noli me tangere".

E in questo periodo di paure chi sono gli eroi quotidiani, dov'è l'eroicità quotidiana cui fa riferimento Papa Francesco?
Non si tratta degli eroi della Grecia antica, Ettore o Achille per intenderci. Gli eroi di oggi sono gli eroi della sopravvivenza. In questi ultimi due anni stiamo passando dalla ricerca della qualità della vita alla sopravvivenza. E qui c'è un salto di civiltà. Ci eravamo dimenticati i tre principi fondamentali per la lotta dell'evoluzione citati da Darwin per sopravvivere: l'alimentazione, la difesa del territorio, la prosecuzione della specie. Questi tre principi erano spariti nella nostra società, si pensava solo al successo, ad avere un ruolo e un'affermazione sociale, a far parte del teatro quotidiano. Non ci preoccupavamo più dei bisogni primari. In realtà in questo periodo vediamo che comincia per molti una lotta per la sopravvivenza.

Un cambio totale di prospettiva.
Completo. Gli eroi sono coloro che devono sopravvivere perché perdono il posto perché prendono il virus e non possono nemmeno stare a casa, sono i Nessuno che tutti i giorni combattono per andare avanti. E il Papa vede i Nessuno, quelli che fanno fatica a mangiare, che perdono il lavoro e hanno dignità, quelli che stanno male e non riescono a curarsi. Ed è una realtà che c'è anche a Verona, dove abbiamo situazioni di povertà o vicine alla povertà; certo ci sono i ricchi e sempre ci saranno, ma si sappia che la lotta, per la sopravvivenza genera povertà. E i tre principi di Darwin si sono riattivati tutti perché la società è in regressione generale e ha messo in evidenza un grande numero di eroi della sopravvivenza. Non sappiamo cosa fare e non sappiamo chiedere l'aiuto dell'altro perché siamo tutti lontani.

Questa regressione si riflette pesantemente nelle relazioni sociali e nel senso di comunità, nel mettersi a disposizione della comunità e del Noi...
Io sono d'accordo con una bellissima frase di Bertolt Brecht: beate le società che non hanno bisogno di eroi, di nessun tipo, perché vorrebbe dire che ognuno fa la propria parte, che siamo tutti piccoli protagonisti, che tutti facciamo qualcosa che vale anche per gli altri. Non puoi essere protagonista solo per se. Vede, nel 1900 con Freud e l'interpretazione dei sogni nasce la psicologia dell'Io per cui se uno sta male basta analizzare il suo Io e tutto si spiega. Oggi non è così, dobbiamo prendere consapevolezza che non siamo mai uno, ma abbiamo bisogno sempre dell'altro. Ciascuno di noi è una piccola storia, questa città attiva e che si è arricchita ha tante piccole storie di chi ha fatto fatica, e deve tenere presente che siamo una comunità, siamo noi ricordiamoci di più che siamo una comunità di noí e non siamo un insieme di uno.

In questo periodo così difficile tra scuola, assistenza, lavoro, il peso maggiore ricade sulle famiglie, schiacciate tra anziani e bambini con esigenze diverse e limitazioni continue...
C'è un vero e proprio eroismo delle famiglie di cui si ha poco conto: quando si è tutti chiusi in casa, voi non avete idea di cosa accade, di cosa sia la violenza verso i bambini, verso le donne, verso gli anziani. Sono aumentate le violenze, è aumentata la fatica di vivere e sono in crescita i violenti che hanno perso la dimensione del significato della loro vita. Tra gli adolescenti i suicidi e i tentati suicidi sono aumentati del 30% e ha quindi ragione il Papa quando fa riferimento alla fatica di resistere a vivere in questa lotta per la sopravvivenza.

E si devono abbandonare le certezze, ma come si fa?
È vero, è così. Essere eroi per sopravvivere è faticoso anche perché ci si ricorda che qualche anno fa non era così, era più facile. Invece oggi ti trovi al limite, sul confine tra la voglia di vivere ancora come prima e la necessità di lottare per la sopravvivenza, in questo margine si situano tutte queste difficoltà sociali. Pensiamo alla fatica, dei bambini che non possono andare a scuola, al papà e alla mamma che non possono andare al lavoro, le tensioni che si creano in famiglia. E poi c'è l'elogio folle dello smart working che non è smart ma è idiota. Una madre o un padre a casa non possono nemmeno dare ascolto alle richieste dei bambini perché devono lavorare. Ma questi bambini, questa casa, come vivono? Sono state stravolte le organizzazioni casalinghe, ma diciamo che va bene perché dobbiamo risolvere tutto con l'economia? O cominciamo a guardare ai bisogni dei più deboli, dei bambini, degli anziani che hanno paura di disturbare? Vogliamo portare tutto sul piano della produttività? Vorrei che anche a Verona, come fa il Papa, si guardasse ai Nessuno della pandemia.

Ma professor Andreoli come recuperiamo il «Noi» in questa fase?
Pensando a una economia del bene. Non sono un economista, io parlo da psicologo, psichiatra, studio i comportamenti ma sapeste la gratificazione che si ha facendo il bene. Se noi praticassimo un'economia del bene invece che del fregare, dell'invidiare, del criticare, allora avremmo la soddisfazione, anche di un sorriso.

Il Papa ha citato spesso il teologo veronese Romano Guardini che era critico con il ruolo di psicologia e psichiatria...
Sì, Guardini scrisse «La realtà umana del Signore, saggio sulle psicologie di Gesù», sostenendo che «la psicologia e la psichiatria non sono adeguate a capire e a interpretare la vita di Gesù poiché egli non ha le caratteristiche esclusivamente umane». Gesù non può essere valutato perché è anche Dio, quindi se volete valutare psicologicamente Dio siete dei pazzi. Io non condivido questa posizione, perché siccome Dio è vero uomo e vero Dio come disse l'evangelista Giovanni, vuol dire che ha tutte le caratteristiche dell'uomo e una ulteriore dote divina, che arricchisce quella umana. E allora ho disubbidito a Guardini, affermando che è possibile fare il profilo umano di Gesù che è il più grande dei grandi della Storia.
Altrimenti, caro Guardini, come potremmo imitare Gesù?