Davanti allo specchio (Sulle ali della Psicologia): Vittorino Andreoli

Fonte: differentmagazin.it

8 ottobre 2019 | David Taglieri

Oggi torniamo a parlare di Vittorino Andreoli, psichiatra, poeta e scrittore italiano: il suo merito indiscusso si sostanzia nella capacità di arrivare ad un pubblico eterogeneo attraverso sottofondi di vita e casi empirici di esistenza concreta che giungono al lettore immediatamente grazie alla passione del suo vergare sui fogli il senso di appartenenza alla dimensione del mondo. Un mondo che esteriore si interiorizza ed interiore si esteriorizza; un pianeta di relazioni, una dinamica gruppi, una lancinante ricerca del sé ed un incalzante richiamo all’incontro di tre branche dal fascino indiscutibile: la filosofia, la psicologia e la poesia delle narrazioni profonde.

Si tratta dei racconti legati alla quotidianità delle giornate reali pronte a susseguirsi nella vita del professionista fra routine, sorprese e colpi di scena. E talvolta non c’ è niente di più bello dell’ordinario, anche se non abbiamo gli occhiali per intercettarlo. ‘Dialogo fra paziente e psichiatra’, edizioni Rizzoli, va, a nostro avviso, letto, pensato e rielaborato. A tratti è bene soffermarsi sullo spessore delle argomentazioni e sulla vastità delle riflessioni connesse per trovare qualcosa di noi nell’incontro fra lo psichiatra e il paziente. In questa terra di mezzo uno specchio figurato mette due persone differenti di fronte alle sfide dell’attraversamento di quel sentiero complicato, impervio, e a momenti pregno perfino di gioie, che è l’alternarsi dei giorni nello spazio del pianeta e nel tempo. Il corso temporale nella sfera psicologica, talvolta, pare fermarsi ed arrestarsi inevitabilmente.

Undici sedute scandiscono uno scambio di emozioni e di percezioni legate al modo di percepire il processo vitale da due punti di vista che si fondono; gli stessi si confondono, ricercano una sintesi per mezzo di un metaforico interscambio. In questa relazione particolare di cura e di attenzione, vivere l’altro incarna un esperimento del ‘come se’ e non della perfetta immedesimazione che inflazionata nel linguaggio e nella pratica delle scienze sociali rischia di far perdere a colui che aiuta l’altro, il vero senso dell’andare incontro, celando involontariamente al destinatario i suoi errori e la sua sfera profondamente umana. In ognuno si mescolano fattori di normalità e sfumature di follia, chi più chi meno: intanto il nostro medico della mente viaggia fra memorie, ricordi e capacità di combinare tendenza al sogno e constatazione della realtà. Il tempo fisico è là fuori ma è soprattutto dentro il vissuto delle persone. Ed i sogni compongono un mosaico di memorie e di immaginazioni mai vissute, che ci rivelano che l’uomo e la donna sono esseri totali, nella sfera materiale ed in quella onirica. Anche qui c’ è vita a tutti gli effetti.

Ogni seduta dura 45 minuti all’interno dei quali ognuno accumula delle nuove scoperte del sé, proprio perché non diviene luogo comune affermare che non si finisce mai di imparare. E lo stesso psichiatra può condividere seppur alla lontana il suo bagaglio di esperienze con il paziente grazie alle mille sfaccettature del teatro delle esistenze dove non soltanto si è maschere, bisogna dimostrare la capacità di portarle, senza scadere nella falsità o nella malizia ipocrita.

Anche perché come detto le due persone si mettono di fronte l’una con l’altra in piena sincerità ed anche se la comunicazione stessa raffigura la rappresentazione della realtà, all’interno della seduta i due interlocutori fanno il possibile per mettere a nudo tutte le loro fragilità, che non sempre son debolezze, ma possono concretizzarsi in potenzialità nel momento in cui l’io si conosce bene. Dal miscuglio fra pregi e difetti si possono realizzare grandi opere. Il terapeuta cede il camice al paziente e confronta le domande con le risposte ribaltando la sua posizione. Il mondo intero inteso come corpo gigantesco ha perduto l’identità a causa di una società del successo che ha bandito le riflessioni e le profondità per votarsi alle immagini nemmeno tanto reali, modificate dalle presunte conquiste digitali. Questo di certo non ha contribuito a rendere le corrispondenze amichevoli, affettuose o amorose più veritiere, autentiche e genuine. Ma il dramma comune di vivere viene fuori, e quasi, i due attori della scena si confrontano con il lettore che a sua volta vorrebbe inserirsi nel discorso.

Pian piano il sofferente psicologico afferra la sicurezza, dovuta inconsciamente agli interrogativi dubbiosi del professore che è stato messo in crisi e il colloquio si trasforma in un gioco di specchi ed equilibri dove a vincere è l’appassionante, affascinante e incantata ricerca del vero senso dell’esistenza.

 Da leggere con una matita vicino per appuntare i passi nei quali si riconosce un pezzetto del proprio bagaglio vitale. Un passaggio fondamentale che è un piccolo passaggio alla crescita.