La metamorfosi adolescenziale tra trasgressione, opposizione e rivolta.

Fonte: studiodelveneziano.it

24 ottobre 2013 | Laura Del Veneziano

L’ adolescenza, come sappiamo bene è un periodo complesso nella vita di ogni essere umano, che solitamente descriviamo usando parole come quelle scelte per il titolo di questo articolo ed alle quali possiamo aggiungerne altre come ribellione, trasgressione, provocazione, eccessi. Tuttavia anche quando parliamo di adolescenza è importante ricordarsi che si tratta comunque di esperienze estremamente personali che portano con se differenze che evidentemente non possono che essere enormi da persona a persona.

Se facessimo una ricerca di tipo storico su questo argomento troveremmo che in società, e in civiltà diverse dalla nostra questo stesso periodo di transizione alla vita adulta è visto in modalità molto differenti. Ad esempio in molte parti del mondo l’adolescenza non è neppure contemplata come fase di crescita perché l’ingresso nella vita adulta è immediato: molto più semplicemente, con il raggiungimento della maturità sessuale si passa direttamente al periodo dell’età adulta. Al ragazzo si richiede quindi una assunzione di responsabilità totale nei confronti della sua vita e quella della sua comunità, mentre per la ragazza inizia il periodo della procreazione. In una cultura come la nostra la situazione è completamente opposta: l’adolescenza si è prolungata fino all’eccesso, tanto che i cosiddetti 18 anni sono un limite piuttosto ristretto. Sempre più spesso ci si trova a parlare di adolescenze ritardate o addirittura interminabili.

L’adolescenza è il periodo della metamorfosi, da più punti di vista: fisicamente abbiamo dei notevoli cambiamenti nel corpo, sia in quello maschile che in quello femminile, che solitamente avvengono anche piuttosto rapidamente. Spesso il corpo sembra quasi sotto l’effetto di magie o incantesimi da fiaba. Le paure connesse a queste trasformazioni sono evidentemente in agguato: non è raro che un ragazzo possa sentirsi minacciato da possibili errori, che lo portino ad accrescimenti smisurati di alcune parti del corpo o che al contrario si possano verificare blocchi di sviluppo.

Tutto questo può assumere per lui un significato ancora più pesante se pensiamo che in questo momento della vita il riferimento per eccellenza è il gruppo dei pari, dei coetanei, con gli inevitabili confronti che di volta in volta comporta il trovarsi in gruppo.

A livello psicologico e in termini di percezione del proprio essere,una situazione di questo tipo lavora pesantemente a carico del ragazzo e della ragazza mentre vive la sua metamorfosi. Per averne solo sentore possiamo provare a richiamare alla nostra memoria le paure che ognuno di noi aveva in quel periodo. La capacità di ritrovarsi in una condizione di disagio che noi stessi abbiamo provato, può aiutarci quando ci troviamo a che fare con un adolescente, questo per non sottovalutare o ignorare il suo vissuto.

In un tempo successivo l’adolescente, maschio o femmina, può distaccarsi dal gruppo di amici per ricercare un rapporto più intimo e di affetto con una persona soltanto, e in questo caso cambiano anche le paure e le insicurezze ed inevitabilmente i vissuti. Il rapporto di coppia permette di vedere, nello specchio che l’altro fornisce, i nostri pregi e i nostri difetti e ci costringe in qualche modo a prendere coscienza di alcuni aspetti di noi ai quali ancora non avevamo attribuito la giusta attenzione.

Tipicamente l’adolescenza è periodo di scontro tra genitori e figli, ma io ritengo che i rapporti idilliaci tra genitori e figli nel periodo adolescenziale abbiano qualcosa che non convince, qualcosa appare come fermo, bloccato, statico in maniera oltremodo forzata.

Se gli scontri non ci fossero, questo periodo non si darebbe come momento di crescita, ed il rischio sarebbe quello di rimanere legati ad un rapporto tipico della fanciullezza o addirittura dell’età infantile che certo a lungo termine non può essere positivo ne per il figlio ma neanche per i genitori. E’ anche vero, dall’altro lato che bisogna sempre cercare di evitare di arrivare ad un conflitto distruttivo in una relazione affettiva fondamentale per la crescita, sia del figlio che del genitore.

A questo punto è probabilmente naturale chiedersi quale sia la giusta misura tra questi due estremi. E qui non posso non ripetermi scrivendo che per come la vedo io una regola non c’è, perché non ci sono cose giuste o sbagliate da fare che vadano bene per ogni situazione.

Vittorino Andreoli ha scritto qualche tempo fa un bellissimo libro sull’adolescenza dove tenta di spiegare proprio quello che lui nomina come “contrasto positivo” tra genitori e figli.

Spiegando questo concetto Andreoli introduce le tre modalità d’ essere contro tipiche dell’adolescente: la trasgressione, l’opposizione e la rivolta, è tramite le sue parole che forse troviamo una risposta anche dentro di noi:

“La trasgressione è una deviazione dalla norma, transitoria. (…) E’ una tattica della sottomissione. E’ l’illusione di sentirsi liberi senza esserlo. Rompere un cassonetto per le immondizie, andare con il motorino contromano, disturbare facendo baccano di notte (…) in altre parole mancare rispetto all’altro con soprusi o piccole violenze e poi scappare sentendosi furbi è ciò che caratterizza il trasgressivo. (…) La seconda modalità è l’opposizione. Un atteggiamento per cui a una richiesta dei padri si risponde facendo esattamente il contrario, e questo indipendentemente dalla natura della richiesta e dal fatto che la risposta contro sia più conforme ai nostri bisogni. Se non ci fosse la richiesta, il comportamento non si sarebbe manifestato. (…) La terza forma di essere contro è la rivolta. (…) La rivolta è la capacità di dire di no ma soltanto dopo aver valutato la richiesta, aver constatato che non è compatibile con le proprie convinzioni, con i principi in cui si crede. Non si può quindi che disobbedire, per non sentirsi mercanti delle proprie convinzioni, e non perdere la dignità di uomini. (…) La rivolta è la forza di una società, è la forza della sua parte giovane, attraverso cui evolve verso nuove modalità di organizzazione e di giustizia. E in questo senso (…) faccio l’elogio della disobbedienza e perfino della rivolta.”

(V. Andreoli, Lettera a un adolescente,ed. Rizzoli, pagg. 45-46-47)