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Menopausa: non solo disturbi ma anche benefici. Ecco come viverla al meglio

Fonte: iodonna

18 febbraio 2020 | Eliana Liotta

Oggi ci sono molte ragioni per considerare la fine dell’età fertile una opportunità. Con più tempo ed equilibrio per dedicarsi a sé e liberare la creatività

Per le donne gli anni che si accumulano sono un traghetto verso un approdo calmo. È come se la vita fin dall’adolescenza trascorresse su una nave in balìa degli ormoni sessuali, fluttuando dalla cupezza premestruale al sorriso dopo il ciclo, ondeggiando su e giù con gli estrogeni nel mare increspato della fertilità.

Finché, dopo tanto perigliare, le ragazze con i capelli bianchi si ritrovano su un’isola serena, senz’alti né bassi. La quiete dopo la tempesta, come la poesia di Leopardi.

Spesso il pensiero incespica sulla parola menopausa, perché richiama l’altra, vecchiaia, e il concetto di una terza parte dell’esistenza in declino. Ma visioni diverse sono possibili.

Se guardiamo il bicchiere mezzo pieno, ci accorgiamo che ogni età ha i suoi vantaggi, se solo li cerchiamo. E poi non è l’anagrafe a stabilire quand’è che si diventa davvero anziani. I vecchi sono tali quando «non sognano più», intonò Jacques Brel, il cantautore francese del secolo scorso. «I loro libri sono chiusi, il pianoforte è muto».

La melodia di una donna non termina con la chiusura della “scuola di sangue”, per usare una definizione di Oriana Fallaci. Al “crescendo” rossiniano si sostituisce un preludio simmetrico e ineffabile di Bach. Ma è sempre musica, bellissima musica.

Una certa etaL’Eden dei sentimenti

Nel suo ultimo libro, Una certa età, appena edito da Solferino, Vittorino Andreoli propone di considerare la calma che segue alla giovinezza, al lavoro frenetico e all’impegno di tirar su i figli come il Paradiso terrestre dei sentimenti: i legami diventano ancora più importanti e per questo si fanno essenziali, più autentici.

Lo psichiatra, 80 anni, inanella le sue riflessioni personali, le sue impressioni quasi fossero macchie pittoriche di un quadro, in cui si mischia il ricordo della pratica clinica alle osservazioni quotidiane.

«C’è tempo per capire finalmente che cos’è la vita», si legge. «Pensando a quando si era interessati alla bellezza, quando si correva per qualche soldo in più, quando si scriveva una memoria con l’idea dell’originalità e forse con il sogno di lasciare una traccia, ci si accorge che la vita nella sua essenza è fatta di respiro, di un cuore che batte anche senza più il ritmo di Eins-Zwei».

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