La Psicologia del ‘Noi’ di Vittorino Andreoli

Fonte: wemagazine.it

30 novembre 2016

Professor Vittorino Andreoli, Neuropsichiatra, membro di  NewYork Academy of Science, ha dedicato 55 anni di tempo e lavoro mescolandosi coi suoi simili (gli uomini) per capirne i bisogni.

Alcuni suoi libri : Elogio dell’errore /  Le nostre Paure / Ma siamo Matti / Orientarsi in una Società senza Padri  /  Lettera a un adolescente  /  la Disciplina del Bendessere

Tre le sue teorie principali:

1.la Plasticità del Cervello – cervello come luogo di patologia mentale – l’ambiente contribuisce a plasmare il cervello

2.il rapporto stretto fra cultura / antropologia / psichiatria

3.lo studio dei Sentimenti per vincere la Paura e per modellare i comportamenti – le emozioni sono generate dalla mente e si possono equilibrare con gioia ed energia.

Ecco alcuni stralci, pensieri, riflessioni, di una sua conferenza, organizzata da Solgar Italia.

“Oggi vi vorrei fare una cornice sull’interno dell’umano, una cornice sui bisogni dell’uomo e del suo ‘Bendessere’ (benessere totale, corpo, mente, relazioni, ambiente).

Da sempre ci si è chiesti e cercato di capire Chi è L’Uomo, ma l’Uomo cambia, è in continua evoluzione.

Il suo comportamento deriva da un codice genetico (biologia – codice – specie) e poi però cambia e si costruisce una personalità fra le sue esperienze (rapporti relazioni / ambiente).

In questo tempo di accelerazione sociale, una novità per la sfida antropologica, non si sa cosa succederà domani.

Occorre dunque partire dal capire Chi è L’Uomo Oggi e i suoi bisogni; il suo comportamento deriva da biologia e cervello plasmati da esperienze e vissuti, società e ambiente (e dall’ interpretazione dei fatti e degli incontri).

Prima vi erano in massa grandi fenomeni di ansia e angoscia, oggi ci si sposta più verso il timore e l’incertezza.

Saremo in grado di gestire il futuro o saremo gestiti dal futuro?

Oggi il problema maggiore è l’Identità, perché si chiede flessibilità ( e quindi perdita dell’Io freudiano, verso la gestione al contempo di tanti ‘Io’).

Si richiede un adattamento flessibile al mondo che cambia rapidamente.

E’ una immagine di ‘Uomo in Bilico’, come ubriaco, che fa fatica a conoscere il mondo dove si trova, con la sensazione di essere totalmente diverso, pieno di multi-identità (ognuna per il lavoro, gli amici, il sociale, le novità, la famiglia); magari se ne pensa di possedere una più forte, ma è la somma di queste identità che dovrebbe regalare il teorema fra ‘l’essere e il non-essere’.

L’immagine di Ungaretti di ‘un uomo attaccato nel vuoto al suo filo di ragno’ è attuale e potente, anche paurosa, quel filo in bilico nel vuoto che non si sa se tiene.

La parola da me suggerita è Fragilità, che non significa debolezza perché la debolezza è un sintomo che può diventare anche forza se guarita. Una fragilità aumentata dall’aver raddoppiato la vita, una fragilità anche che si collega alla condizione intrinseca dell’umano. L’Uomo si interroga, tenta risposte, spesso non risponde. La Scienza scopre e risolve dei dubbi, corregge errori del passato, ma genera altri dubbi. Siamo in presenza del Mistero.

Occupandomi di neuroscienze, considero l’Uomo tutto Intero. Con il suo problema della Coscienza, dove cercarla, come rappresentarla. C’è un enigma dell’Uomo che crea una condizione di fragilità. In ognuna fase della vita, la fragilità domina, la caratterizza, si sente la necessità di Darle un Senso.

Fragilità significa avere bisogno dell’altro.

La Relazione è un bisogno per vivere, è amore in tutte le sue forme, è una richiesta di unione di due fragilità insieme.

La relazione è fondamento dell’esistenza. Si è continuato e si continua a parlare di Uomo come singolo, individuato, indipendente. E’ una finzione, siamo sempre legati ad un altro e agli altri.

La Fragilità, dicevo, mette in crisi la psicologia dell’Io mette in gioco la psicologia del Noi.

La psicologia dell’Io corrisponde al ‘900, parla con Freud, oggi vorrei che si pensasse soprattutto alla psicologia del Noi e della relazione, del mettersi in contatto. Un contatto completo Uomo / Uomo , del ‘Soma’ intero (corporeo, mentale, relazionale).

Social Network e Internet oggi mettono insieme milioni di persone, ma creano Solitudine.

Offrono possibilità straordinarie, per tutto e per la Scienza Moderna, si possono raggiungere grandi cose con essi.

Penso al recente Nobel della Medicina sull’Ippocampo (mappa cerebrale del mondo), al Bosone di Iggs, con il computer che fraziona le frazioni di secondo. Però dentro quella Rete digitale non significa essere in relazione.

Per una Relazione, c’e’ bisogno del corpo, del calore, dei sorrisi, di guardarsi negli occhi, del Noi, della magia che lo muove.

E’ stato verificato che anche la mente di uno come Kant era solo di 1 kg e 30, più o meno è quello il peso specifico del cervello.

Esso contiene ben 85 miliardi di neuroni collegati fra di loro (un Cosmo in testa) e questa rete miliardaria di neuroni ha bisogno di Incontrarsi. ”