Diego, il denaro e i genitori uccisi come un robot
Fonte: corriere.it
18 marzo 2022 | Vittorino Andreoli
«Nel 1991 mi sono occupato del caso di Pietro Maso, in questo delitto vedo analogie e differenze». La personalità multipla è sempre più frequente tra i giovani.
Per tentare di analizzare la tragedia che vede un giovane-adulto di 25 anni ammazzare il padre e la madre per entrare in possesso di una eredità consistente, occorre rendersi conto che nel tempo presente il denaro è l’elemento su cui si fondano identità e potere. Si deve aggiungere che sempre nella in-cultura dominante, la morte è stata banalizzata, ridotta a strumento per togliere uno ostacolo o per raggiungere un obiettivo. Sono il risultato di una regressione di civiltà che ha cancellato i comandamenti del «non ammazzare» e dell’«onora il padre e la madre». Non sono espressioni di qualche Dna del nostro bagaglio genetico, ma acquisizioni legate ad un lungo processo che ha portato l’Uomo da una condizione definita selvaggia a quella civile. Una conquista che è possibile perdere rapidamente se non avviene il trasferimento da una generazione a un’altra attraverso l’educazione e la cultura.
Potere e denaro
Se l’uomo viene misurato dal potere e dal denaro, tutto il resto non ha alcun significato, e il rispetto per il padre e la madre non trova alcuna corrispondenza nei desideri e nei bisogni rilevanti per l’esistenza; mentre possedere un’auto particolare, una villa addirittura, dà forza alla propria identità e soddisfa i desideri. È questo il teatro entro cui Diego Gugole avrebbe comperato da uno straniero una pistola e poi ucciso il padre e la madre, che non gli consentivano, nonostante le molte discussioni, di disporre dei risparmi della loro vita messi da parte lavorando in una conceria.
La mancanza di progetto
Gugole non ha voglia di lavorare poiché sa, con un preciso senso della realtà, che non potrà mai con uno stipendio che supera di poco i mille euro al mese, possedere un’auto importante e lasciare la casa dei genitori in un condominio; quando invece aspira probabilmente a installarsi in un luogo di prestigio, per apparire. Si delinea una «logica» sulla quale fare un progetto e metterlo in pratica. Lui non avverte alcuna difficoltà poiché non ha la percezione del futuro. Vive momento per momento, empiricamente, in tempo reale e non tiene conto di un futuro che forse nemmeno ci sarà. Manca di ogni senso del sapere e del pensare e comunque si convincerebbe che non servono a nulla per possedere denaro, che significa potere: la vera qualità del vivere. Probabilmente non li trova nemmeno in Sergio, il padre, e in Lorena, la madre, ridotti alla dimensione di un buon patrimonio valutabile in 800mila euro, soldi che si possono trasferire sul proprio conto, solo con qualche colpo di pistola.
Comportamento lucido e folle allo stesso tempo
Il comportamento di Gugole non appartiene alla follia: aveva uno scopo e con senso di realtà lo ha portato a «buon fine». Sento anzi il dovere di sottolinearlo a difesa dei miei matti (termine che uso con molto affetto), poiché qui si tratta di un comportamento freddo, lucido, prestabilito, adeguato a raggiungere un obiettivo. Con questo habitus mentale si mettono in atto comportamenti che appaiono totalmente privi di intelligenza, sia pure pratica, poiché Diego non ha mai pensato che esista una polizia che indaghi, delle persone che cerchino i genitori ora defunti.
Da Chiampo a Montecchia di Crosara
Non lontano da Chiampo, geograficamente si trova Montecchia di Crosara dove il 17 Aprile del 1991 Pietro Maso, di anni 18, dunque adolescente, assieme a due compagni uccide madre e padre sempre per ottenerne l’eredità e per comperare un’auto che allora costava 52 milioni di lire. È per me difficile fare un confronto poiché a Pietro Maso avevo dedicato un lungo tempo, su incarico della magistratura per valutarne la personalità, mentre di Diego Gugole conosco solo la cronaca. Mi pare comunque che siano due delitti analoghi per le motivazioni, differenti però sul piano delle dinamiche; non fosse altro perché nel caso di Montecchia l’età era quella adolescenziale, il delitto si era svolto in gruppo, e la tecnica aveva richiesto 53 minuti per portare a morte le vittime.
Un robot con personalità multipla
Nel caso attuale lo strumento è una pistola il cui grilletto viene tirato con la stessa forza necessaria per cliccare su uno smartphone e cancellare dal video qualche cosa che possa essere apparso sgradevole. Trent’anni fa le tecnologie digitali erano meno diffuse, ma soprattutto in Diego manca la tematica adolescenziale alla ricerca di una identità, compiendo gesti che richiamano più l’eroe (sia pure l’eroe del nulla) ma coperto di eccezionalità. Diego sembra un robot che via via compie delle azioni, dei gesti al solo scopo di raggiungere la disponibilità di denaro. Il tema che apre questo caso ha la dimensione dell’etica, non della psicopatologia e della follia. Dal punto di vista della personalità la caratteristica che si manifesta chiaramente è «la personalità multipla», che però è sempre più frequente tra i giovani. Si presentano con apparenze diverse. È superato anche il tema del «doppio» che sulla spinta dell’empirismo e della a-moralità è diventato «multiplo».
foto - Diego Gugole